Buon sabato!!!
Salve amici, andando avanti con il mio "progetto" mi
sono resa conto di avervi parlato della mia cittadina senza in realtà avervi
dato nessun cenno storico della stessa.
Vi chiederete: "ma non è un blog di cucina?".
Vero, ma qui viene fuori la mia anima archivista e come tale
amante della storia perchè senza conoscere il proprio passato non si hanno le
basi per un giusto futuro.
Quindi trattandosi di "cucina casalinga Biscegliese" un
tributo mi sembra dovuto e scavando tra le note del mio vecchio lavoro di
"indicizzazione dell'archivio comunale" vi do alcuni cenni...
Ovviamente se la cosa vi annoia, passate alla
prossima ricetta!!!
Attraversato dalla via Traiana il territorio di Bisceglie (aspro e
denso di piante, non dominato da alcun colle e protetto da due lame,chiamato
dai contadini Vescègghie per le querce che vegetano intorno) incorporato
nel Regno di Napoli dal normanno Roberto il Guiscardo, viene munito nel 1042 di
cinta murarie. A guardia di queste viene eretta la "Torre Maestra"
(chiamata non a caso anche Torre Normanna) che da subito assolve non solo
al compito di vedetta ma anche a quello di guida per le barche in alto mare.
Con la concessione della prima autonomia amministrativa e
giudiziaria da parte dei Normanni, il potere viene subito riunito nelle mani
del vescovo, risiedente nell’Episcopio e ben presto anche sede del nascente
Comune. E’ in questo periodo che viene istituito lo stemma distintivo della
cittadina rappresentante una quercia.
Nonostante ogni tentativo di autonomia venga meno con Ruggiero il normanno,
i commerci locali vengono incentivati con una politica doganale d’ampio respiro
testimoniata da una carta marinara, risalente al 1211 e rimasta in vigore fino al 1500, in cui
è attestato un accordo tra Bisceglie e Ragusa.
Nel 1266 con la discesa in Italia di Carlo d’Angiò, Bisceglie
diventa feudo francese retta dai conti di Brunfort. La cittadina si mostrerà da
subito leale agli Angioini che proprio per premiarla di questa fedeltà
decoreranno lo stemma comunale con una quercia d’oro in campo rosso con
l’aggiunta dell’epiteto “fedelissima” voluta direttamente dal re Carlo II.
Tra le famiglie che maggiormente si distinguono in questo periodo
per prestigio ed onorificenze sono i Falconi, la più antica e nobile famiglia
biscegliese. Sostenitori accesi degli Angioini i Falconi annoverano tra i
membri della propria famiglia diplomatici, giudici, militari e prelati.
Nell’anno 1324 Bisceglie rientra nel governo della famiglia
francese dei Del Balzo, imparentatasi più tardi con gli Orsini. Nel 1326 passa
sotto la giurisdizione del principe di Taranto, Roberto d’Angiò nipote del re
Carlo D’Angiò.
Dopo una lunga contesa al trono tra Luigi D'Angio e Carlo III di
Durazzo, il 13 Settembre del 1384 il Durazzo fa breccia nelle mura e
penetra in Bisceglie cacciando i francesi e compiendo stragi; due Falconi,
sostenitori del d’Angiò vengono impiccati. Le truppe angioine non si danno per
vinte e riconquistano la città ma ritenendola colpevole di tradimento
massacrano i suoi cittadini nonostante la contrarietà del re. Il 21 Settembre
dello stesso anno, Luigi d’Angiò muore per le gravi ferite riportate in
combattimento. Le sue spoglie vengono sepolte in Bisceglie nella chiesetta di
S. Ludovico su cui successivamente sorgerà la chiesa denominata appunto S.
Luigi.
Dal
1414 il feudo passa alla regina Giovanna II, la quale concede in
questi anni al paese il primo privilegio.
Bisceglie acquisisce la facoltà di armare galee nel proprio arsenale
e di essere esentata dal pagamento delle forti tasse dovute.
Nel
1442 approfittando della decadenza angioina, Alfonso V d’Aragona
conquista il Regno e dà vita ad un lungo governo.
In
Bisceglie il conte Del Balzo Orsini, dopo una lunga resistenza trova
un accordo con re Ferdinando d’Aragona e successivamente grazie
alla sua fedeltà ottiene che la città possa godere dei privilegi
concessigli in passato. Tra questi: il possesso della Bagliva
(il corpo di polizia
campestre) e dei dazi, l’elezione dei pubblici ufficiali e
l’esenzione di metà degli oneri fiscali. Intorno al 1475 il Re
dona al comune il “largo del Palazzuolo”, dove il Conte fa
costruire un convento per i frati minori Osservanti della chiesa di
S. Lorenzo.
Nel 1485, il figlio del Conte, Pirro, crea, per sanare i
contrasti tra Comune e vescovo, due mastromercati, stabilendo le
norme per la divisione delle entrate.
Con
la morte dell’ultimo Del Balzo, il feudo, ricostituito in
marchesato, viene affidato a Francesco e poi a Federico, figli del
Re. Nella città vige un clima di relativa democrazia garantita dalla
raggiunta autonomia municipale. E’ di questi anni la costruzione di
una cinta di mura moderne, volute non solo per la incombente minaccia
turca ma anche contro lo strapotere della nobiltà feudataria.
A
fine ‘400 la città di Bisceglie si trova di colpo al centro della
notorietà delle cronache: viene annunciato il matrimonio tra
Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI ed Alfonso d’Aragona,
nipote del re di Napoli. Ad Alfonso viene data in dote Bisceglie che
unita a Corato, diventa Ducato.
La
città attese invano gli onori che tale unione potesse portargli,
infatti la prematura morte del Duca la ricolloca ben presto al centro
di rappresaglie e nuove lotte di potere. Francia e Spagna si
contendono l’ottima posizione strategica. Consalvo de Cordova,
famoso comandante spagnolo, occupa infine la città ma su energica
richiesta del papa Alessandro e dietro ordine del Re di Spagna la
consegna nelle mani del Duchino Rodrigo, figlio di Lucrezia ed
Alfonso. Con la morte di quest’ultimo e dopo 14 anni di Ducato, la
città torna nelle mani della Corona.
Nel
1513 il re riconferma ai cittadini biscegliesi gli antichi privilegi,
riservando a sé la giurisdizione del Capitano sul Castello e sulla
guarnigione, la giurisdizione del Mastro Portulano e la facoltà di
creare gli uffici portuali. L’Università, così come più
propriamente si chiama il Comune, gode anche nel periodo spagnolo di
una relativa autonomia. Viene sancito che Bisceglie sia “città
franca e immune da ogni onere, rapporto e servizio feudale”.
Intorno
al 1532 dopo varie vicissitudini ed il tentativo del Vicerè,
principe d’Orange, di calpestare vecchi e confermati accordi nel
tentativo di vendere al migliore offerente Bisceglie, Carlo V appone
il suo autografo al decreto che dichiara l’Università città
demaniale con
diritto inalienabile. Rimossa la corona ducale e comitale dallo
stemma cittadino, fu sostituita con la corona regia color oro.
Nel
anno 1532 Bisceglie conta 831 gruppi familiari (“fuochi”).
Le
leggi comunali subiscono nel tempo diverse modifiche condizionate dai
vari eventi esterni e dalle problematiche interne. I membri del
consiglio vengono ridotti da 36 a 20 e nel 1559 gli Statuti detti del
Villanova, lasciano in
carica la metà dei consiglieri facendo alternare gli altri. Nel 1569
il commissario regio don Giovanni Martinez de Quadros consegna nelle
mani del sindaco Paolo Tanza il nuovo ordinamento comunale (destinato
a durare fino al 1806) concretizzatosi nei Capitoli
municipali (o
Matricole).
Nel
1595 l’Università conta 1683 fuochi.
Dall’inizio
del secolo XVIII la città di Bisceglie viene governata da un
Consiglio che risulta composto da eletti scelti dai parlamentari,
ovvero da esponenti delle famiglie appartenenti alla nobiltà o alla
borghesia aristocratica elencate su di un apposito Albo. Le famiglie,
oscillanti tra le 60 e le 70 e in diminuzione verso la fine del
secolo XVIII, vengono convocate tramite “banno” affisso in
pubblica piazza.
L’Assemblea
generale, preposta alla formazione del Consiglio, si riunisce nel
Palazzo Pretoriale alla presenza del Regio
Governatore. I
rappresentanti inviati dalle famiglie, circa 30,
sono tenuti a
nominare il sindaco, il tesoriere, il mastromercato (assessore di
piazza), i camerlenghi (segretari) ed i consiglieri. Le cariche
risultano tutte annuali e non rinnovabili eccetto per il notaio
(mastro d’atti) di nomina regia; questi ha anche il compito di
esattore. Le elezioni avvengono sempre con la stessa procedura: si
nominano 4 sindaci risultati i preferiti dai membri e tra questi si
elegge colui che ottiene la maggioranza dei voti. La stessa prassi
viene eseguita per la selezione dei 2 camerlenghi. Successivamente si
procede all’elezione delle restanti cariche: 6 eletti, 1
cancelliere, 2 deputati della salute, 2 deputati della cappella di S.
Maria di Passavia, 2 deputati della cappella di S. Rocco, 2 razionali
del governo e 2
razionali dei conti della cappella di S. Maria di Passavia. Dal 1759
si aggiungono altre cariche: 1 avvocato dei poveri, 1 procuratore dei
poveri, 2 deputati della bagliva, 2 o 4 deputati del suolo, 2 o 4
razionali dei conti dell’annona e 1 deputato del porto. Dal 1765
fino al 1779 accanto alle antiche famiglie aristocratiche ed all’alta
borghesia si trova inserita nell’Albo anche una “Nota
delle persone aggregate”.
Per
una corretta funzionalità il Comune si avvale di enti, detti Corpi
urbani: la Catapanìa (finalizzata alla tutela dell’ordine
pubblico), la Bagliva ed il corpo delle fiere (preposto alla
disciplina dei diritti ed all’amministrazione della giustizia
durante le fiere).
Nel
1734, dopo un ventennio di governo Austriaco, nel Regno di Napoli si
insediano i Borboni che governeranno quasi ininterrottamente
(escludendo la parentesi francese) fino al 1860.
Il
decennio di reggenza francese, dal 1805 al 1815, con Giuseppe
Bonaparte e Gioacchino Murat, introdusse importanti riforme, tra cui
l’istituzione del Decurionato.Nel
1806 infatti, aboliti i Capitoli municipali (l’ultimo documento
inserito nei Registri delle conclusioni Parlamentari presenti
nell’archivio storico di Bisceglie è datato 8 Aprile 1806) viene
istituito il Decurionato che resterà in vigore fino al 1861. Con
l’istituzione del Decurionato decade l’Albo parlamentare ed i
membri, non più di 30, vengono sorteggiati tra i cittadini di età
non inferiore ai 21 anni e con una rendita minima di 96 ducati. I 2/3
di questi non sanno né leggere, né scrivere (vengono indicati come
i “crocesegnati”).
Intorno
al XVIII ed al XIX secolo tra le famiglie più influenti e
protagoniste della vita pubblica biscegliese troviamo: Ammazzalorsa,
Tupputi, Ciani, Curtopassi, Logoluso, Maffione, Monterisi, Nigri,
Frisari, Bufis, Schinosa, Veneziani, Berarducci.
A
seguito della soppressione del convento dei Domenicani, avvenuta nel
1809 ad opera dei francesi, nell’edificio si trasferiscono gli
uffici pubblici, collocati fino a quel momento nell’antico Palazzo
dell’Università. Nella nuova locazione trasferiscono il municipio,
l’Ufficio di Conciliazione ed il domicilio del Giudice, la
Ricevitoria del Registro e bollo, la Caserma della Gendarmeria, le
scuole primarie e le carceri.
Per
la prima volta, inoltre, viene istituito all’interno del Comune il
servizio di anagrafe e di stato civile. Risale al 1810 il primo
“Stato
Nominativo
di tutti gli individui che dal decurionato sono creduti capaci di
poter pagare la Personale, ricavato dal reclamo collettivo fatto
dall’esattore Antonio Veneziani”.
Nel
1861, a seguito del completamento dell’unità nazionale, viene
estesa anche alle regioni meridionali la legge del 23 ottobre 1859
che dava un nuovo assetto alle amministrazioni provinciali e comunali
del Regno. In ogni Comune viene istituito un Consiglio comunale, con
una Giunta municipale composta da un sindaco ed un numero variabile
di assessori effettivi e supplenti in funzione del numero di abitanti
del Comune.
Primo
sindaco della città di Bisceglie è Giuseppe Monterisi, di
professione avvocato, eletto nel 1862.
Cari lettori, ho dimenticato di segnalarvi il testo che mi ha aiutato nell'elaborazione dei cenni storici su Bisceglie (a parte ovviamente i faldoni facenti parte dell'archivio storico del Comune):
RispondiElimina"Bisceglie nella storia e nell’arte" di M.Cosmai. Eurografica, Bisceglie 2003